“Quasi tutti credono che la mente sia nella testa, ma le ultime scoperte nel campo della fisiologia fanno pensare che la mente non abiti nel cervello, ma viaggi in tutto il corpo in carovane di ormoni e di enzimi, tutta indaffarata a interpretare le composite meraviglie chiamate tatto, gusto, olfatto, udito e vista”. Diane Ackerman
I cinque sensi sono il punto di contatto fra noi e il mondo, porte che si aprono o che restano chiuse, per far entrare nella nostra vita odori e profumi, stimoli visivi e uditivi, l’esperienza nel suo farsi corporeo.
I sensi sono anche i battocchi che fanno suonare le campane delle emozioni. Basta un leggero profumo a farci tornare in un luogo dimenticato da anni; e se tocchiamo un pietra di fiume, liscia da una parte, rugosa dall’altra, ci troviamo di nuovo immersi nelle acque della nostra infanzia.
E’ quindi molto importante coccolare i nostri sensi: godersi il piacere di un bel tramonto o di un cielo stellato, ascoltare musica, concedersi un bagno avvolgente e profumato, immergersi nella fragranza inebriante di un mazzo di fiori.
E’ importante valorizzare l’utilizzo dei nostri sensi e coltivarli dunque, non solo per il nostro benessere personale, ma anche perché ciascuno di noi parlando, utilizza inconsapevolmente dei verbi o delle metafore legate ad essi. Quasi sempre prevale una modalità e scoprirla in noi stessi e con le persone con cui comunichiamo, è davvero una bella opportunità, per provare a sintonizzarci con gli altri e per cercare di comprenderci meglio.
La struttura superficiale della comunicazione (cioè le parole che usiamo) derivano da complesse dinamiche esperienziali ed emotive, che si svolgono a livello inconscio, nella struttura profonda.
Gli elementi linguistici visivi comprendono tutte le espressioni tipo: guarda, è chiaro, immagina, vediamo, ecc.
Quelli di tipo auditivo sono ad esempio: l'unica nota stonata è, ascolta, suona male, ecc.
Quelli cenestesici (termine che indica la percezione di sensazioni corporee) emergono così: mi hai ferito, mi sembra soffocante, mi tocca profondamente, è viscido, il tema scotta.
Ovviamente tutti noi usiamo di continuo ognuna di queste categorie, ma di solito si riesce ad individuare qual è la prevalente.
I visivi tendono a parlare velocemente, perché "vedono" la scena nella loro mente, mentre i cenestesici "vivono" le parole che dicono, le assaporano e sono più lenti nella comunicazione.
La programmazione neurolinguistica (PNL) ha evidenziato come sia possibile adeguare i propri filtri linguistici a quelli dell'altro per "parlare una lingua comune", per facilitare l'armonia e la comprensione.
Questi accorgimenti migliorano la qualità della nostra comunicazione.
E voi, siete visivi, cenestesici o uditivi?
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