mercoledì 20 marzo 2013

La ricetta per la felicità

Pochi giorni fa ho letto un’articolo molto interessante. 
Hannah Booth, giornalista britannica del quotidiano Guardian, ha intervistato sette psicologi per poter mettere a disposizione una “ricetta per la felicità”. 
Ho riflettuto molto e ho fatto una attenta analisi personale degli “ingredienti della ricetta” che normalmente utilizzo; è stato un lavoro senz’altro utile, che voglio mettere anche a vostra disposizione!

Quindi, ecco a voi i sette ingredienti per questa ricetta miracolosa:

1. Siate positivi! 
Un atteggiamento positivo ci rende più belli e più sani, perché favorisce l’abbassamento della pressione, minimizza il dolore, riduce l’incidenza delle malattie da raffreddamento, oltre a garantire una migliore qualità del sonno. 
E’ utile aumentare le emozioni positive nell’arco della giornata: una tira l’altra! E ben presto ci sentiremo trascinati in una spirale ascendente di positività. 
E’ bene cercare un momento nell’arco della giornata per scoprire il lato positivo di ogni situazione
Una qualsiasi distrazione salutare che possa risollevare l’umore, una bella corsa o una nuotata, è sempre un’ottima scelta!


2. Siate ambiziosi!
Le ricerche dimostrano che siamo portati a rimpiangere le occasioni mancate molto di più delle azioni intraprese. Questo accade perché accettiamo più facilmente una mossa temeraria anziché un atteggiamento rinunciatario, e ci consoliamo ripensando all’insegnamento tratto dall’esperienza vissuta. Indugiamo a soppesare le nostre possibilità quando invece dovremmo lanciarci in avanti!!!


3. Rilassatevi e pensate...
La meditazione ci aiuta a gestire più efficacemente la nostra reazione allo stress e a riprenderci più in fretta da eventi traumatizzanti. 


4. Fatevi del bene!
Dal modo in cui ci poniamo di fronte a noi stessi, adottando un atteggiamento benevolo o severo, dipende in larga misura il nostro benessere, il senso di appagamento e la capacità di far fronte alle difficoltà. Se dobbiamo rimproverarci qualcosa, fermiamoci un attimo, respiriamo profondamente, rallentiamo i nostri ritmi e cerchiamo di pensare alle nostre qualità migliori, come la generosità, l’affetto, la dolcezza


5. Sfruttate i malumori!
Sfruttiamo il pessimismo: i pessimisti stanno sulla difensiva e si aspettano sempre il peggio, sprecando preziose energie mentali a figurarsi come potrebbero andar storte le cose. Ma nel far questo, hanno maggiori probabilità di raggiungere i loro obiettivi. È una tattica utile: Immaginiamo che cosa possa andar male in una situazione, studiando accuratamente tutti i dettagli. Grazie a questa strategia, saremo in grado di spostare l’attenzione dalle emozioni ai fatti, e rifletterete su come evitare (o affrontare) eventuali esiti negativi.


6. Trovate la vocazione! 
Lavoriamo di meno, dedichiamo invece più tempo alla famiglia, alle vacanze o altre attività gradevoli. Perseguiamo i nostri obiettivi ma ricordiamo: ciò che conta è il cammino, non il risultato. Se il lavoro che svolgiamo non ha nulla a che vedere con la nostra vocazione, perché non tentiamo di impostarlo in modo che ci appaia qualcosa di più di un semplice stipendio a fine mese? Se non ce la facciamo, cerchiamo un impegno appagante al di fuori dell’ambito lavorativo. Troviamo attività che sappiano coinvolgere pienamente la nostra attenzione. Tutti abbiamo necessità di dare e ricevere amore, di impegnarci e di sentirci collegati a qualcosa di più grande di noi. Creiamo le condizioni ideali!



7. Coltivate l’ottimismo! 
Il tasso di felicità lo possiamo influenzare attraverso il nostro modo di agire e di pensare. Esprimiamo la vostra riconoscenza; evitiamo ogni forma di ossessività per quello che fanno gli altri; siamo cortesi, più del normale; troviamo tempo per gli amici; sviluppiamo strategie per affrontare le difficoltà; impariamo a perdonare; appassioniamoci a qualche attività ed esploriamo nuovi orizzonti; gustiamoci le gioie della vita; puntiamo sempre verso obiettivi importanti; coltiviamo il senso religioso e la spiritualità. 


Interessante vero??? 
Io sto già sperimentando questa super ricetta!
E voi, ci volete provare?

lunedì 11 marzo 2013

Gli oli essenziali


Adoro le essenze aromatiche, adoro le diverse profumazioni ed oltre a questo mi affascina sapere quali sono gli effetti più che positivi che hanno sul nostro corpo e la nostra mente... 

Tempo fa, una mia amica mi ha consigliato un libro fantastico: “Il dizionario degli oli essenziali - RIZA” , questo testo rende davvero agevole la conoscenza e l’uso degli oli essenziali, dalla conoscenza della pianta da cui si estraggono, ai principi attivi, alle proprietà e agli impieghi più comuni. Se ne avete la possibilità compratelo, è davvero un bel libro! Voglio condividere con voi un piccolo riassunto di alcuni capitoli davvero interessanti, per incuriosirvi un pochino e per appassionarvi a questo magico e salutare argomento...

Sapete da quanto si utilizzano gli oli essenziali? 
L’utilizzo delle essenze aromatiche estratte dalle piante risale a migliaia di anni fa; in diverse culture e aree geografiche gli oli essenziali erano impiegati per scopi religiosi, terapeutici e cosmetici; il loro utilizzo era riservato a re, faraoni, sacerdoti, perché la loro estrazione era difficile per questo erano considerati beni preziosi e costosi.
Nel medioevo le erbe aromatiche mediterranee godevano di grande reputazione ed entravano nelle ricette mediche e magiche.
Nel periodo rinascimentale e nel ‘600, le essenze e le piante ricche di oli essenziali erano conosciute per le loro proprietà medicinali. Nel ‘600 le officine di produzione dei profumi fecero ampio uso degli oli essenziali, alimentando le mode delle corti e della nobiltà europea.
Con l’avvento della rivoluzione scientifica gli oli essenziali vennero riscoperti e fu possibile riconoscere scientificamente il loro potere antimicrobiotico e la loro validità nel trattamento dei numerosi disturbi.

Quali sono le principali proprietà degli oli essenziali?
Gli oli essenziali agiscono sul sistema olfattivo e limbico, stimolano tutte le funzioni neurovegetative: memoria, sensualità, emozioni, sistema respiratorio e digestivo. Nell’assorbimento attraverso le vie respiratorie, le molecole odorose degli oli essenziali rinforzano il sistema immunitario e facilitano la respirazione.







Di seguito l’elenco di alcune delle proprietà degli oli essenziali:

- sono afrodisiaci: la salvia sclarea stimola le funzioni femminili, mentre il pino quelle maschili. La cannella e il pepe nero esercitano un effetto di riattivazione energetica. Ylang ylang, patchouli, gelsomino, vetiver e muschio, attivano l’erotismo e la fantasia.

- Sono analgesici, antispasmodici e antireumatici: camomilla romana e verbena odorosa, alleviano il dolore perché possiedono un’azione globale sedativa e anitspastica. Menta, ginepro e chiodi di garofano hanno un’azione antalgica.

- Sono anticatarrali, espettoranti e mucolitici: eucalipto, mirto, cipresso, alloro e incenso sono utili in caso di disturbi a carico dell’apparato respiratorio.

- Sono antinfiammatori: camomilla matricaria, elicriso e salvia sclarea hanno delle proprietà antinfiammatorie.

- Sono antisettici e antimicrobiotiche: limone, bergamotto, timo, origano, tea tree, neroli e palma rosa esercitano una funzione antisettica. Lavanda vera, menta piperita e niaouli sono utilissimi per uscire dai processi infettivi.

- Sono cicatrizzanti: geranio, cipresso, incenso e rosa facilitano il processo di riparazione delle ferite e stimolano la rigenerazione cutanea.

- Sono digestivi: finocchio, menta, cardamomo, arancio amaro e verbena odorosa hanno grandi proprietà digestive e sono utilizzate nell’alimentazione e nella fitoterapia.

- Sono eudermici: sandalo, mirra, benzoino, rosa e gelsomino possono prevenire e attenuare la comparsa delle rughe. Lavanda, patchouli e tea tree sono d’aiuto per la pelle acneica. Rosmarino, limone e cipresso sono utili per gli inestetismi della cellulite. Menta e geraneo aiutano a dare tono ai tessuti corporei.

- Sono insettifughi: citronella, eucalipto, mirto, alloro, chiodi di garofano e cannella, si esplicano nell’allontanamento degli insetti.

- Sono rilassanti: melissa, verbena, lavanda, camomilla, arancio amaro, salvia, geranio sono utili nel trattamento dei disturbi quali l’ansia, insonnia, tensione nervosa e problematiche riconducibili allo stress.

- Sono riscaldanti o revulsive: rosmarino, canfora, cannella e pepe nero sono sostanze in grado di attivare la circolazione locale.

-Sono tonificanti: menta, basilico, rosmarino e alloro agiscono sul sistema nervoso con effetto neurotonico, antidepressivo e riequilibrante.

Avete visto quante proprietà hanno gli oli essenziali?
E voi li usate?

lunedì 4 marzo 2013

Viva il verde e la natura!

Il sole e la temperatura di questi ultimi tre giorni fanno pensare proprio ad una primavera anticipata, fanno venire voglia di lunghe passeggiate immersi nel verde, accarezzati da un tiepido sole... 
E questa incredibile voglia di stare in mezzo al verde, dopo i lunghi mesi di freddo invernale, mi ha portata a pensare e a fare delle ricerche sul benessere che ci può procurare la natura che ci circonda: sapevo che ci fosse amica, ma le attuali ricerche mi hanno meravigliata, perché la natura, il verde e le foreste sono molto, ma molto di più!


In uno studio recente condotto presso l’Università di Edimburgo, alcuni studiosi hanno arruolato un gruppo di persone di età compresa fra i 33 e i 55 anni, abitanti in aree depresse che avevano perso il lavoro, e ne hanno prelevato un campione di saliva con lo scopo di esaminare la concentrazione di cortisolo, l’ormone dello stress. Il risultato è stato sorprendente: nell’organismo delle persone che abitavano in zone dove la presenza di spazi verdi era inferiore al 30% il livello del cortisolo risultava eccessivo; al contrario il cortisolo si normalizzava gradualmente per ogni punto percentuale di spazio verde in più: ciò dimostra che la mancanza di spazi verdi ha un’influenza significativa sulla capacità di gestire lo stress.
I fantastici benefici che la natura può offrire in termini di benessere psicologico e fisico sono stati spesso analizzati da numerose ricerche. Uno studio pubblicato qualche tempo fa, ad esempio, scoprì che trascorrere delle ore immersi nella natura aumenta la funzionalità del sistema immunitario, riduce lo stress e abbassa la pressione saguigna; inoltre la scienza ha dimostrato che chi trascorre almeno due ore in parchi o foreste ha un picco del 50% dei livelli di globuli bianchi nel sangue e che l’aumento dei livelli di globuli bianchi resiste per una settimana nelle donne che sono state esposte ai fitoncidi, sostanze chimiche che vengono prodotte dalle piante per difendersi e che sarebbero i principali responsabili dei benefici sull’organismo umano.



La foresta, in particolare, è stata protagonista di un interessante studio condotto qualche anno fa presso il Finnish Forest Research Institute: le sostanze che vengono respirate e con le quali si entra in contatto durante una passeggiata nella foresta hanno una significativa influenza sulla funzionalità immunitaria, sulla pressione sanguigna, sul tono muscolare e ovviamente sull’umore.
Al punto che i ricercatori consigliano di inserire il contatto regolare con la natura nelle pratiche di trattamento della sindrome di iperattività nei bambiniE la responsabile di questo studio, Eeva Karjalainen, è andata oltre, suggerendo che moltiplicare i parchi in città aiuterebbe anche a contenere i costi dell’assistenza sanitaria: "gli effetti benefici garantiti dal contatto con la natura migliorerebbero le performance lavorative, la capacità di gestione dello stress, nonché la salute, basta ricordare che molti farmaci vengono realizzati utilizzando proprio sostanze provenienti dalle piante".


Quindi immergiamoci nella natura e nel verde! 
Forza, la primavera sta arrivando!!!

venerdì 1 marzo 2013

I cinque sensi


“Quasi tutti credono che la mente sia nella testa, ma le ultime scoperte nel campo della fisiologia fanno pensare che la mente non abiti nel cervello, ma viaggi in tutto il corpo in carovane di ormoni e di enzimi, tutta indaffarata a interpretare le composite meraviglie chiamate tatto, gusto, olfatto, udito e vista”. Diane Ackerman

I cinque sensi sono il punto di contatto fra noi e il mondo, porte che si aprono o che restano chiuse, per far entrare nella nostra vita odori e profumi, stimoli visivi e uditivi, l’esperienza nel suo farsi corporeo. 

I sensi sono anche i battocchi che fanno suonare le campane delle emozioni. Basta un leggero profumo a farci tornare in un luogo dimenticato da anni; e se tocchiamo un pietra di fiume, liscia da una parte, rugosa dall’altra, ci troviamo di nuovo immersi nelle acque della nostra infanzia.

E’ quindi molto importante coccolare i nostri sensi: godersi il piacere di un bel tramonto o di un cielo stellato, ascoltare musica, concedersi un bagno avvolgente e profumato, immergersi nella fragranza inebriante di un mazzo di fiori.



E’ importante valorizzare l’utilizzo dei nostri sensi e coltivarli dunque, non solo per il nostro benessere personale, ma anche perché ciascuno di noi parlando, utilizza inconsapevolmente dei verbi o delle metafore legate ad essi. Quasi sempre prevale una modalità e scoprirla in noi stessi e con le persone con cui comunichiamo, è davvero una bella opportunità, per provare a sintonizzarci con gli altri e per cercare di comprenderci meglio.

La struttura superficiale della comunicazione (cioè le parole che usiamo) derivano da complesse dinamiche esperienziali ed emotive, che si svolgono a livello inconscio, nella struttura profonda

Gli elementi linguistici visivi comprendono tutte le espressioni tipo: guarda, è chiaro, immagina, vediamo, ecc.


Quelli di tipo auditivo sono ad esempio: l'unica nota stonata è, ascolta, suona male, ecc.


Quelli cenestesici (termine che indica la percezione di sensazioni corporee) emergono così: mi hai ferito, mi sembra soffocante, mi tocca profondamente, è viscido, il tema scotta. 


Ovviamente tutti noi usiamo di continuo ognuna di queste categorie, ma di solito si riesce ad individuare qual è la prevalente.
I visivi tendono a parlare velocemente, perché "vedono" la scena nella loro mente, mentre i cenestesici "vivono" le parole che dicono, le assaporano e sono più lenti nella comunicazione. 

La programmazione neurolinguistica (PNL) ha evidenziato come sia possibile adeguare i propri filtri linguistici a quelli dell'altro per "parlare una lingua comune", per facilitare l'armonia e la comprensione. 
Questi accorgimenti migliorano la qualità della nostra comunicazione.

E voi, siete visivi, cenestesici o uditivi?

lunedì 25 febbraio 2013

La creatività


Vi siete mai chiesti che cos’è la creatività?

Ad una recente lezione del master che sto frequentando, una docente ha introdotto questo bellissimo ed affascinante tema, che mi ha incuriosita parecchio, tanto da leggere svariati testi, articoli, approfondimenti e da voler riportare in questo post parte di quello che ho scoperto e imparato.
La creatività è una facoltà complessa, articolata e stratificata, risultato di un insieme di fattori che comprendono: le facoltà cognitive, la motivazione, l’immaginazione, le competenze, l’educazione e l’intuizione.
La creatività permette di creare nuovi orizzonti. 

Essa necessita di capacità intellettive specifiche: identificazione dei problemi, analisi, valutazione, sintesi, il tutto accompagnato da un pensiero fluido e flessibile, libero dal pensiero abituale.
Per sviluppare la creatività e le potenzialità cerebrali si possono individuare 3 fattori: 
quelli cognitivi (conoscenze e facoltà mentali), 
quelli conativi (personalità e carattere) e 
quelli ambientali (famiglia e scuole frequentate).
Da alcuni studi è emerso che gli individui più creativi si distinguono per alcuni tratti del carattere: la perseveranza, la tolleranza, l’ambiguità (intesa come elasticità mentale), l’apertura a nuove esperienze, la disponibilità a rischiare e la caparbietà.
Ma qual’è il carburante, l’energia per potersi dedicare ad una attività creativa? E’ la motivazione, che può essere legata al desiderio di riconoscimento o al piacere di dedicarsi all’attività artistica. In ogni caso la gratificazione arriva dall’attività stessa e non da una ricompensa esterna: La creatività si gratifica da sola.
Avere un’elevata intelligenza (QI elevato) non corrisponde all’avere creatività. E’ stato dimostrato che il creativo ha, nel proprio cervello, una maggior quantità di neuroni associativi, cioè quei neuroni che consentono il collegamento tra quelli sensitivi (in grado di recepire stimoli di varia natura) e quelli motori (in grado di comandare risposte motorie o comunque di determinare la comparsa di un effetto in risposta allo stimolo iniziale).
Per creare è importante vibrare: l’eccitazione emotiva sembra stimolare la creatività. La creatività aumenta nelle situazioni di gioia e di tristezza. 
La creatività è un gran strumento per regolare le proprie emozioni e portarle ad uno stato di equilibrio, uno strumento da utilizzare e valorizzare.


giovedì 21 febbraio 2013

Intelligenza emotiva


Troppo spesso si è portati a trascurare, a non considerare, i propri aspetti emotivi a vantaggio di quelli puramente cognitivi, dimenticando che ogni individuo è totalità integrata ed organizzata e nella sua totalità dovrebbe essere educato. 
Il ruolo delle emozioni è stato spesso sottovalutato, mentre in realtà, svolgono una funzione importantissima, soprattutto nei processi di apprendimento che si costruiscono attorno ai sentimenti, nell'integrazione tra la mente e il cuoreLo sviluppo delle capacità intellettive si configura come strettamente interconnesso con lo sviluppo delle emozioni. Non coltivare le competenze emotive e non riconoscendo il ruolo che esse svolgono nell'adattamento sociale e nella costruzione del sé, può significare trascurare una guida di vitale importanza nell'esperienza soggettiva. 
  Lo studioso Daniel Goleman, sostiene che l'intelligenza emotiva si riferisce alla “capacità di riconoscere i nostri sentimenti e quelli degli altri, di motivare noi stessi, e di gestire positivamente le nostre emozioni, tanto interiormente, quanto nelle relazioni sociali”; tutte queste sono abilità complementari ma differenti dall'intelligenza, ossia da quelle capacità meramente cognitive rilevate dal quoziente intellettivo. Per intelligenza emotiva, quindi, intendiamo la capacità di armonizzare il pensiero e i sentimenti, la parola con i vissuti emotivi, la dimensione mentale con la dimensione affettiva.
Goleman afferma che "l'attitudine emozionale è una meta- abilità, in quanto determina quanto bene riusciamo a servirci delle nostre altre capacità - ivi incluse quelle puramente intellettuali", e che "oggi la ricerca individua con precisione senza precedenti le qualità e le capacità umane che fanno di un individuo un elemento capace di eccellere".
Sono cinque le competenze emotive e sociali fondamentali secondo Goleman:
Consapevolezza di sé - ovvero la capacità di riconoscere, rispettare e mettere in parola il mondo soggettivo dei sentimenti e delle emozioni;
Autocontrollo - ovvero la capacità di controllare gli impulsi emotivi senza reprimerli e senza entrare in conflitto frontale con essi e senza neppure, tuttavia, farsene travolgere;
Motivazione - ovvero la capacità di sviluppare l’efficienza mentale e la comprensione della realtà e di motivarsi in modo globale al raggiungimento di obiettivi e finalità;
Empatia - ovvero la capacità di percepire i sentimenti degli altri essendo in grado di adottare la loro prospettiva;
Abilità sociali - ovvero la capacità di interagire positivamente con le persone, di trattare con efficacia le interazioni, i conflitti, i problemi comunicativi e relazionali con gli altri;

Importanza fondamentale ha quindi l’educazione affettiva: è importante diventare consapevoli delle proprie emozioni, ampliare il nostro vocabolario emotivo, riconoscere e fare proprie le varie emozioni, meta-riflettere sulle emozioni che guidano i nostri comportamenti e modificare quelli negativi che impediscono la buona riuscita psicofisica- cognitiva favorendo così il riconoscimento e l'espressione adeguata dei sentimenti.

lunedì 18 febbraio 2013

One billion rising - Flash mob a Firenze

Il 14 febbraio si è celebrato il 15° anno del V-Day, per denunciare la violenza sulle donne; 
l’evento è stato ideato dall’attivista americana Eve Ensler, autrice de "I monologhi della vagina".
200 paesi di tutto il Mondo hanno ospitato l'iniziativa ideata per il V-Day 2013, "One Billion Rising"; hanno partecipato all’evento 13.000 organizzazioni mondiali, da Amnesty International a Emergency, hanno aderito attivisti, artisti, ministri, leader di movimenti sociali, attori come Robert Redford, Jane Fonda, Anne Hathaway, personalità come dal Dalai Lama ad Alveda King, nipote di Martin Luther King. 
Il nome dell’iniziativa è nato da una statistica dell’Onu: una donna su tre verrà picchiata o violentata nel corso della sua vita, un miliardo di donne e ragazze subirà una qualche forma di violenza.

Di seguito potete vedere il video girato per l’iniziativa.


A Firenze il ritrovo, a cui ho partecipato, è stato giovedi 14 febbraio alle ore 15 in piazza della Repubblica
Nel flash mob è stato mimato l'atto di spezzare le catene, per trasmettere questo messaggio: ''Un miliardo di donne violate è un'atrocità, un miliardo di donne che ballano è una rivoluzione''.  
L’evento, a cui hanno partecipato donne, uomini e bambini, con qualche particolare del proprio abbigliamento rosso, è iniziato con una poesia rap/inno alla donna, recitata in italiano e inglese da soli uomini a cui si sono affiancati dei pupazzi giganti; poi al grido di "Strike, rise, dance!" è partito il ballo/flash mob con le donne dapprima, raggiunte poi, su loro invito, nella seconda parte dagli uomini insieme ad altre donne ancora.



La canzone ballata è stata composta per l'occasione da Tena Clark e Tim Heintz e coreografata dalla ballerina Debbie Allen.
L’obiettivo del flash mob era trasmettere il messaggio di “sollevarsi” contro la violenza sulle donne ballando a ritmo di musica nelle piazze
Nei giorni precedenti all’evento, nel web era possibile vedere il tutorial per imparare nel dettagio tutti i passi della scenografia... Che super organizzazione!

Di seguito il video del fantastico evento a Firenze!



Un evento veramente emozionante!!!